6 Luglio 2025

XIV Domenica
del Tempo Ordinario

Anno C

Il testimone di Cristo è chiamato, non si auto-candida. Agnello tra i lupi, rifiuta logiche mondane e confida solo nella verità di Dio.

COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI

Qual è lo stile che deve caratterizzare il testimone di Cristo? Ce lo indica Luca nel brano evangelico odierno. Notiamo, in primis, come i discepoli sono inviati dal Maestro. Cosa significa? Che non ci auto-candida nell’annuncio del Vangelo. È solo il Signore che chiama e invia. Auto-candidarsi non è un gesto generoso ma avventato, incosciente e presuntuoso. Qualsiasi leardership nella Chiesa nasce solo come risposta libera e obbediente a Dio. Mai dimenticarlo! Inoltre, i primi chiamati, come leggiamo nei Vangeli, erano persone normali: avevano una famiglia, delle responsabilità, un lavoro. Non erano persone altolocate e neppure appartenevano a ceti religiosi particolari. Era gente comune ma chiamata a imprese straordinarie. La missione, piccola o grande che sia, è poi normalmente accompagnata dal conflitto. Gesù lo dice chiaramente: «Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi» (Lc 10,3). Attenzione: agnelli e lupi non attestano solo il conflitto ma la sproporzione. Ci spieghiamo. Il conflitto non è ad armi pari. Perché? Ma perché il lupo è immagine della violenza e dell’inganno, due atteggiamenti di cui il discepolo non può assolutamente servirsi. E qui sta l’apparente debolezza (immagine dell’agnello) del discepolo nei confronti di logiche semplicemente umane. Agnelli e lupi sono quindi due logiche che si contrastano. Sono la logica evangelica e quella mondana. Insomma, qui emerge la forte tentazione che può prendere il discepolo ossia quella di servirsi della potenza mondana per rendere più efficace la Parola che annuncia. Ma una ricerca di mezzi appartenenti a logiche mondane tradisce una profonda mancanza di fede in Colui che invia. La povertà, allora, richiamata da Gesù non è da intendere semplicemente con la mancanza di mezzi. Più in positivo, è l’invito a porre la propria fiducia nel Padre. In sintesi. Nel suo andare al mondo, il discepolo non deve temere di affrontare anche il conflitto con logiche diverse da quelle di Cristo. Non deve cadere però nell’inganno di rubare al mondo le sue logiche ma affidarsi alla verità. Matteo nel medesimo contesto afferma che bisogna essere semplici come le colombe e astuti come i serpenti (cf. Mt 10,16) ossia niente violenza, niente tortuosità ma l’intelligenza di rendere convincente la verità nella trasparenza di chi rifiuta ogni raggiro per affermarsi sugli altri.

Commento a cura di d. Sandro Carotta, osb
Abbazia di Praglia

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