9 Marzo 2025

I Domenica
di Quaresima

Anno C

La Parola è antidoto al male di vivere perché è Dio stesso che ci raggiunge e si dona a noi facendosi nostro prossimo e compagno di strada.

LA TENTAZIONE NICHILISTA

Il nichilismo è alle porte:
da dove viene costui, il più inquietante fra tutti gli ospiti?

F. Nietzsche

Entreremo nei brani evangelici di questa Quaresima attraverso alcune opere pittoriche. Per questa prima domenica abbiamo pensato di proporre il Cristo nel deserto di Ivan N. Kromskoy (1837-1887), opera che il Nostro confessa di aver dipinto «con lacrime e sangue». Si vede un Cristo dentro un paesaggio desolato, un deserto di pietre, in cui domina una atmosfera di vuoto. E vuoto è pure il suo volto, chiuso nel nulla, quindi inquieto, sofferente, e persino dubbioso. Tutto il suo dramma è interiore. Non sembra che la tentazione verta sul pane, e neppure sul potere o sul miracolo ma sulla fede; una fede che può aprirsi sul mistero di Dio oppure vanificarsi nella tentazione nichilista. Nietzsche, in Frammenti postumi (1887-1888), ci ha ricordato che il nichilismo si ingenera là dove manca il fine, dove non c’è risposta al perché, dove i valori supremi non hanno più senso. Il nichilismo si insinua nei pensieri, cancella gli orizzonti, fiacca l’anima, intristisce le passioni. L’angoscia che genera cerca allora un anestetico nel consumo (pane), nell’esercizio del dominio (tutti i regni della terra) e nella sfida alla morte (gettarsi dal tempio). Bisogna poi ricordare che la negatività che il nichilismo diffonde investe non tanto la sofferenza, che peraltro accompagna ogni esistenza, ma l’insensatezza del proprio vivere e del proprio morire. Il Cristo di Kromskoy pare attraversato da questa tentazione ed è sul punto di prendere una decisione. Ma quale?
La cultura ellenistica, di cui siamo tutti debitori, ha tentato di superare il nichilismo con l’arte di vivere (téchne toũ bíou), che consiste nel riconoscere le proprie capacità e nell’esplicitarle per poi vederle fiorire secondo misura (katà métron), come osservava Umberto Galimberti. Ma questo può bastare? La pagina evangelica di questa domenica ci offre un’altra soluzione: la parola di Dio. Gesù opta per la Parola, e non a caso ribatte in modo fermo alle insinuazioni nemiche mediante la citazione del libro del Deuteronomio (Dt 8,3; 6,13; 6,16). La Parola è allora l’antidoto alla disperazione, al male di vivere, alla depressione, al nichilismo, come sopra dicevamo? Sì, perché prima ancora di un contenuto che vuole rivelarci, di un orizzonte che vuole dischiuderci, la Parola è oblazione, come osservava Gadamer, ossia è Dio stesso che ci raggiunge, e si dona a noi facendosi nostro prossimo e compagno di strada. La solitudine solipsistica e infernale è così vinta dentro una relazione nella quale possiamo trovare senso, radice e compimento. Heidegger diceva che è importante accorgersi del nichilismo, ospite inquietante della nostra anima, e guardarlo bene in faccia. È ciò che ha fatto Gesù nel deserto, in un tempo non breve, quaranta giorni. Da quell’esperienza non è uscito solo vittorioso ma più uomo.

Commento a cura di d. Sandro Carotta, osb
Abbazia di Praglia

Pin It on Pinterest

Share This

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Non utilizza cookie per finalità commerciali né fornisce a terzi le informazioni sugli utenti. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo. Per saperne di più sui cookie, clicca su maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi