
6 Gennaio 2025
Epifania del Signore
Il cammino dei Magi è un cammino di ricerca mosso dall’amore che, attraverso l’intelligenza e la rivelazione, giunge poi al dono di sé.
«SI PROSTRARONO E LO ADORARONO»
L’unico atto degno di un uomo
è di inginocchiarsi davanti a Dio.
Etty Hillesum
Al termine del loro lungo viaggio, i Magi, davanti al nato re dei Giudei: «Si prostrarono e lo adorarono» (Mt 2,11). «Prostrarsi» (proskynéo) è un verbo molto usato dall’evangelista (cf. Mt 2,2.8.11; 4,9.10; 8,2; 9,18; 14,33; 20,20; 28,9.17). Per Meister Eckhart questo verbo fa parte di un iter spirituale che celebra la nascita del credente in Dio e di Dio nel credente. È una generazione graduale, in cinque momenti. In primis è necessario il con-siderare (stare con le stelle) ossia volgere lo sguardo verso l’alto. E difatti i Magi hanno visto la stella nel cielo e l’hanno seguita. Questo porta poi a seguire la propria stella ossia la luce della propria coscienza, illuminata da Dio. La Scrittura (terzo momento) svela chi è colui che si cerca, mentre la gioia conduce al luogo ove si trova. In fine l’adorazione riconosce in colui che si è trovato il Signore della vita, il Messia atteso, la Speranza delle genti. Il cammino dei Magi è perciò un cammino di ricerca mosso dall’amore che, attraverso l’intelligenza e la rivelazione, giunge poi al dono di sé, bene espresso nei tre doni: oro, incenso e mirra. Al riguardo del prostrarsi vorrei qui ricordare una figura straordinaria, Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943. La sua vicenda umana e spirituale è ormai ben nota, in particolare dopo la pubblicazione integrale del Diario. Etty, come lei stessa racconta, non sapeva inginocchiarsi eppure lo imparò su un tappeto di cocco in una stanza da bagno. Questo passaggio nella sua vita fu possibile perché scoprì dentro di sé una sorgente molto profonda: Dio, come annota nel suo Diario. «A volte – scrive – riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta di pietre e sabbia; allora Dio è sepolto. Allora bisogna disotterrarlo di nuovo». Dissotterrare Dio per lasciarsi illuminare dalla sua luce. E allora, solo allora, anche il piccolo sasso della strada diventa una meraviglia pietrificata, e il minuto fiorire della mimosa il silente annuncio che la vita non muore ma sempre ritorna. Certo, prostrarsi significa anche saper vincere l’orgoglio umano, che spesso ci mette uno sopra l’altro, uno contro l’altro e mai per l’altro.
Commento a cura di d. Sandro Carotta, osb
Abbazia di Praglia