17 Settembre 2023
XXIV Domenica
del tempo ordinario
Anno A
Nel perdono cristiano è la vittima che deve convertirsi in quanto l’odio va trasformato in amore, la vedetta in perdono.
IL PERDONO
Sulla soglia dell’Eucaristia la Chiesa ci invita a confessare il peccato che ci abita e quindi – più in positivo – a riconoscere l’amore preveniente di Dio che si fa perdono. Il verbo perdonare, in ebraico, è mahol e ha le stesse tre lettere (consonanti) che formano il termine pane, lehem. Il perdono di Dio è quindi un pane che nutre; un pane che deve essere ricevuto e poi spezzato per saziare altri. Chi invece rifiuta di accogliere il pane del perdono si ritrova a masticare un rancore distruttore. Ricordiamo il pane del perdono di fr. Cristoforo, nei Promessi Sposi. Alla fine del romanzo, rivolto a Renzo e Lucia lascia come dono quel pane che aveva ricevuto come segno di perdono e afferma: «Lo lascio a voi…; serbatelo, fatelo vedere ai vostri figli. Verranno in un triste mondo, in tristi tempi, in mezzo a superbia e provocazioni: dite loro che perdonino sempre, sempre. Tutto, tutto…». La pietà è la chiave per sanare ogni umana cattiveria. Perché il perdono è così decisivo nella nostra vita? Perché dentro la nostra esperienza quotidiana conosciamo il male; il male non possiamo né negarlo né rimuoverlo. Il male c’è, è una realtà che ci attraversa tutti. Ma come perdonare? Per giungere al perdono bisogna evitare quattro errori. Anzitutto, il perdono senza cuore. Gesù, nel Vangelo (cf. Mt 18), invita i suoi discepoli a perdonare sempre e con tutto il cuore. Se non perdoniamo con il cuore coltiviamo il germe mortale del rancore. Il rancore ha una forza incredibile e sa trasformarsi in forza violenta e distruttrice anche dopo anni. Il perdono senza storia. Nella storia ci separiamo e nella storia siamo chiamati a riconciliarci. Ci vuole però tempo, gradualità. Il perdono non può essere immediato (si veda al riguardo la storia di Giuseppe in Gen 37-50). Il perdono senza parola. Il perdono implica il gesto, la parola perché è un evento tra due mai un evento solitario. Il perdono senza grazia. Il perdono cristiano non è un semplice riequilibrio di legami spezzati. Abbiamo bisogno della grazia di Dio per vivere il perdono, per chiamare fratello e sorella chi ci ha offeso, chi si è dichiarato nemico. C’è un aspetto importante del perdono cristiano, che evidenzia il bisogno della grazia. Nel cristianesimo non è il carnefice che deve convertirsi (anche) ma la vittima. In che senso? La vittima è chiamata a trasformare l’odio in amore, la vendetta in perdono; è chiamata a non confondere il peccato con il peccatore, distinguendo il male (che va sempre denunciato) da chi l’ha compiuto. Non è facile ma è quanto il Vangelo richiede a chi vuole essere discepolo di Cristo.
Commento a cura di d. Sandro Carotta, osb
Abbazia di Praglia