Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, scrive san Paolo ai romani. Dobbiamo invocarlo perché ci sostenga anche in quella debolezza che si manifesta come impazienza, come pretesa di sradicare subito il male che troviamo attorno a noi, e che temiamo comprometta la crescita del buon grano, come ci ricorda la parabola di Gesù. Quando ci troviamo a vivere questi atteggiamenti impazienti, lo Spirito ci comunica l’atteggiamento di Dio, che ha cura di tutte le cose e giudica con mitezza, come ci rivela il libro della Sapienza. La mitezza di Dio, tuttavia, non è arrendevolezza di fronte al male, o indulgenza passiva e remissiva; è e rimane principio di giustizia, tutta tesa a che il grano buono maturi e prevalga. La mitezza di Dio, che si incarna in Gesù, sa alimentare e a sostenere il grano buono, incoraggiarne la crescita, ponendo grande cura alla sua maturazione. È una mitezza sostenuta da una grande speranza: Gesù è certo che, nonostante la presenza della zizzania che non può essere subito estirpata, comunque la mietitura ci sarà: al momento della mietitura… Così Dio fa crescere il suo regno in mezzo a noi. Non lo separa dalla realtà, quale che sia, intrecciata com’è di luci e di ombre, ma lo rende contagioso, pervasivo, proprio perché mite, tenace, paziente. Capace di misurarsi con la durata del tempo e di prevalere sulle logiche avverse.

Commento a cura della Comunità di Dumenza