Guillermo L. Arboleda T., OSB
Abate Presidente
Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’approvazione della nostra Congregazione, inizialmente chiamata Congregazione Cassinese della Primitiva Osservanza, è opportuno interrogarsi sull’ideale monastico che animò la riforma di Pietro Casaretto all’interno della Congregazione Cassinese.
Nel 1972 quando si celebrò il primo centenario della Congregazione, l’allora Abate Presidente D. Gabriel Brasò, scrisse che il merito di Casaretto fu «di aver difeso come valori essenziali di tutta la vita monastica il primato della preghiera liturgica, la perfetta vita comunitaria come testimonianza della povertà effettiva e l’austerità» a questo elenco, il P. Giovanni Lunardi aggiunse «il valore dell’autorità come servizio e non come fonte di supremazia e di privilegi». Nell’anno 2011 si realizzò a Subiaco un convegno, in occasione dei 200 anni della nascita dell’Abate Pietro Casaretto e dei 150 anni dell’istituzione del Collegio Missionario Internazionale di S.Ambrogio. Il tema fu: “La Congregazione Sublacense, inizi, ideali e attività missionaria“. Il P. Ghislain Lafont, OSB nel suo intervento “La Riforma di Pietro Casaretto in prospettiva odierna“, dice che nella riforma del Casaretto possono individuarsi quattro aspetti fondamentali, indicati dal medesimo e consolidatosi nella storia successiva della nuova Congregazione: 1) L’esigenza di una vita perfettamente comunitaria, 2) La preoccupazione per un’osservanza austera, specialmente riguardo le vigilie notturne e l’astinenza dalla carne, 3) La cura delle missioni, 4) La diversità dei membri della Congregazione (internazionalità).
Per mostrare i tratti che davano il profilo specifico alla nuova Congregazione approvata nel 1872, il P. Giovanni Lunardi, OSB si serve del “Breve studio sull’Istituto dei monaci Benedettini Cassinesi della Primitiva Osservanza” di un monaco anonimo contemporaneo alla riforma di Casaretto. Questo breve studio individua cinque elementi: 1) Una vita trascorsa abitualmente all’interno del monastero, 2) un’atmosfera di silenzio e di raccoglimento, 3) in un regime di austerità, o meglio, di penitenza, 4) in preghiera assidua, soprattutto nella preghiera liturgica, 5) e nello studio.
Come tutte le riforme promosse nel corso della storia benedettina, anche quella del Casaretto si configura come “un ritorno alle fonti”, uno sguardo indietro, e in questo caso agli albori della Congregazione Cassinese con Ludovico Barbo, con l’intenzione di suscitare l’ardore e l’entusiasmo primigenio per vivere con maggiore autenticità il proprio carisma. L’originalità della nostra Congregazione non è definibile a partire solo dalle intuizioni degli inizi, ma anche dalla configurazione che ha acquisito con lo scorrere degli anni. Cito di nuovo il P. Lafont: «La Congregazione Sublacense è uno spazio di comunione di elementi diversi che non perseguono la uniformità né la unanimità, però cercano di conoscersi meglio, rimanendo in contatto, scambiandosi informazioni e riflessioni comuni, stando uniti nell’incertezza e nella speranza. Alcune istituzioni, come il Consiglio dei Visitatori, con le loro visite regolari da ogni parte, gli incontri tra le Province, gli incontri provinciali, gli incontri dei giovani, ecc., manifestano e rafforzano uno “spirito comune” che non è possibile definire, però può essere sperimentato… La Congregazione oggi rivela provvidenzialmente il pragmatismo delle origini: forte fragilità e pluralismo in un insieme armonioso».
Non si tratta di cercare l’originalità, e molto meno nel confronto con altre Congregazioni benedettine. Noi monaci di tutte le Congregazioni abbiamo lo stesso ideale, o meglio, siamo oggetto della medesima chiamata del Signore: «Vivere in modo degno della vocazione con la quale siamo stati chiamati» (Ef 4,1); essere fedeli al carisma che attraverso S. Benedetto il Signore ha dato alla Chiesa per la sua vita e la sua santità. Quest’anniversario della Congregazione è un’occasione propizia per un rendimento di grazie al Signore per la sua paterna assistenza sperimentata nella nostra fragilità e per la ricchezza del pluralismo armonioso.