
31 Dicembre 2023
Santa Famiglia
Anno B
Nella loro obbedienza alla Legge del Signore, Maria e Giuseppe hanno reso possibile il rivelarsi pieno e definitivo dell’amore salvifico di Dio in Gesù.
L’OFFERTA E L’OFFERENTE
Colui che non aveva bisogno di riscatto, ma è nato sotto la Legge (cf. Gal 4,4), ad essa si sottomette. Ecco la cornice teologica dell’episodio evangelico odierno, che vede Maria e Giuseppe portare Gesù al tempio per il rito del Pidjon habben ossia del riscatto del figlio secondo la normativa di Es 13,1-12. Luca inizia la sua narrazione con una indicazione insolita: «Quando si compirono i giorni della loro purificazione» (Lc 2,22). Stupisce il pronome personale plurale «loro» (auton) in riferimento alla purificazione, quando sappiamo che la Torah prescriveva il rito solo per la madre, 40 giorni dopo la nascita di un maschio e 80 giorni dopo la nascita di una femmina. Perché allora questo plurale? Bisogna sapere che c’è uno stretto legame tra i riti di purificazione e i riti di espiazione, i quali sono accostati a quelli del Servo di YHWH (cf. Is 53,10). Il plurale usato da Luca sposta allora l’accento e significa che la purificazione altro non è che l’offerta della vita e si riferisce tanto a Gesù quanto a Maria, sua madre. In questa linea cogliamo allora una seconda sfumatura importante quando sempre Luca scrive che Maria e Giuseppe salgono al tempio per presentare Gesù. Il verbo paristanai significa letteralmente «stare davanti» e nell’AT è usato sia per i sacerdoti che stanno davanti a Dio, sia per l’offerta presentata. Gesù, allora, è ad un tempo l’offerto (da Maria e Giuseppe, splendida icona della Chiesa) e l’offerta (che avrebbe portato la salvezza per Israele). Maria e Giuseppe non erano certamente del tutto consapevoli delle conseguenze che ne sarebbero scaturite dal loro gesto. Nella loro obbedienza alla Legge del Signore avevano però reso possibile il rivelarsi pieno e definitivo dell’amore salvifico di Dio in Gesù.
Commento a cura di d. Sandro Carotta, osb
Abbazia di Praglia