SECONDO LA TUA PAROLA

La quarta domenica di Avvento porta la nostra attenzione su una delle pagine più alte della rivelazione: l’annuncio a Maria. Il beato Angelico, attraverso il visibile parlare dell’arte pittorica, l’ha riletta in chiave sponsale. Non di meno la poesia, con la sua forza evocativa. Pensiamo, ad esempio, a Rainer Maria Rilke, che in una sezione delle sue Frühen Gedichte rivolgendosi a Maria scrive: «Dio discese dalla sua luce / e tu eri per la sua sete / la coppa più bella». Ma come si è posta Maria, icona dell’umanità, davanti a quel Dio che le chiedeva un grembo per farsi carne, un cuore per essere amato, mani che lo accarezzassero; a quel Dio che veniva nel bisogno estremo di un bambino domandando in prestito radice, vita, volto e parola? Il brano di Luca ci rivela lo spessore della sua fede. Una fede intelligente, interrogante, libera e pienamente disponibile. Maria è divenuta così il tabernacolo dell’Altissimo, la nuova Sion, profezia della Gerusalemme escatologica, in cui non ci sarà più nessun tempio perché Dio e l’Agnello saranno il suo tempio e la sua luce (cf. Ap 21,2-3).  Alla vigila del santo Natale vogliamo allora guardare a lei e pregarla con una poesia della Madre Cànopi:

Ti saluto, / Maria, / benvenuta alle soglie, / del mio silenzio d’attesa. / Ti saluto, / Maria / non già come l’angelo / sceso dal cielo, / ma come polla d’acqua / alla fontana / come piccolo specchio / al sorriso dei tuoi occhi / in cui – troppo grande – esplode il segreto del cuore. / Ti saluto Maria: / vibrando nel suono / della Parola che accogli / trapasso la mia sfera muta, / varco l’oscura soglia / al chiarore del tuo passo – il primo del Verbo fatto carne – / e canto, o Tutta Gioiosa, / il tuo inno di grazie!

Commento a cura di d. Sandro Carotta, osb
Abbazia di Praglia