17 Novembre 2019
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Anno C
Domandano quale sarà il segno ma, più che cercare segni, dobbiamo noi, con il nostro stile di vita, essere segno del mondo nuovo che viene.
Come vivere nell’attesa del futuro? La parola di Dio ci offre alcune risposte. Occorre anzitutto accettare che ciò che costruiamo sia destinato prima o poi a venir meno. «Non sarà lasciata pietra su pietra». Un secondo atteggiamento: il discernimento della presenza del Signore. Un discernimento attento, perché è facile essere ingannati. Infatti, le parole con cui i falsi messia si presentano sulla scena sono del tutto simili a quelle pronunciate da Gesù: «Il tempo è vicino» è l’annuncio con cui si apre la predicazione nei sinottici; «Sono io» è espressione che ricorre più volte in Giovanni. Come discernere allora? Più che in luoghi, situazioni, avvenimenti, il Signore va riconosciuto nelle prove che possiamo vivere: in esse, nelle parole che vengono donate alla nostra testimonianza, nella capacità di perseverare che riceviamo, nella salvezza che gustiamo, possiamo riconoscere i segni veri della vicinanza del Signore. Altri atteggiamenti ci vengono suggeriti da Malachia e da San Paolo. Malachia ci chiede di vigilare su ogni possibile tentazione di superbia. Più che confidare in noi e nel nostro nome, bisogna confidare nel nome del Signore. San Paolo ricorda l’importanza di attendere il Regno attendendo con fedeltà al proprio lavoro. Chiedono a Gesù quale sarà il segno. Gesù risponde che più che cercare segni, dobbiamo noi, con il nostro stile di vita, diventare segno del mondo nuovo che viene.
Commento a cura della Comunità di Dumenza