Sap 1,12.17-20; Sal 53 (54); Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37

Di fronte al secondo annuncio della passione i discepoli reagiscono con l’incomprensione: «non capivano… e avevano paura di interrogarlo» (Mc 9,32). Sorprende il loro atteggiamento: chi non capisce, domanda. I discepoli, invece, hanno paura di farlo. Forse perché intuiscono che la parola di Gesù interroga la loro vita e temono di lasciarsi scrutare nel loro cuore. Gesù, rivelando il significato del suo cammino, svela anche cosa si nasconde nel nostro intimo. Porta alla luce quelle passioni e quei desideri che, scrive Giacomo, fanno guerra nelle nostre membra, opponendosi alla vera sapienza. Come ricorda la prima lettura, il giusto c’è di incomodo, al punto da desiderare di eliminarlo dal nostro orizzonte, perché con il suo stesso comportamento, prima ancora che con la sua parola, svela le nostre inclinazioni sbagliate. Accade anche nel Vangelo: il cammino di Gesù, teso al dono di sé, fa emergere la direzione opposta verso la quale stanno camminando i discepoli: i loro sogni di grandezza. La vera sapienza ci chiede di accogliere il cammino di Gesù come un bambino. Certo, desidera anche lui diventare grande, ma confidando non nelle proprie braccia, ma in quelle braccia che lo accolgono e lo abbracciano.

Commento a cura della Comunità di Dumenza